giovedì, ottobre 27, 2011

Diario di una diversamente magra – 2ª puntata

Martedì ho avuto il secondo controllo dal dietologo (in realtà sia questa settimana che la scorsa c’era una sua collega donna, ma cambia poco). Ho aspettato il secondo controllo prima di parlarne qui perché mi sembrava troppo soffocante scriverci su ogni volta, così ho pensato di saltarne almeno uno.

Comunque, in due settimane ho perso 1,6kg, ovvero 800gr a settimana, non di media, ma proprio pesati, 800 due settimane fa e 800 questa settimana… Ora sono arrivata a 85,9kg, solo con la dieta e senza un’attività fisica continuativa. Forse questa è la cosa più limitante: se facessi della’attività fisica regolare potrei avere un calo maggiore settimanalmente, ma la dietologa mi ha detto che in media il loro standard è tra i 500gr e 1kg a settimana, quindi sono perfettamente nel range.

Non sto patendo particolarmente la fame, sto abbastanza bene, anche se prima mangiavo quando ne avevo voglia e ora gli orari un po’ mi stressano, e soprattutto mi deprime il sabato pomeriggio che prima passavo a guardare la Premier League a a mangiare pringles e ora invece mi tocca accompagnare il calcio con una porzione di frutta. Non è proprio la stessa cosa ma ce la posso fare! Una cosa che mi manca probabilmente è il caffé. Non che prima ne bevessi chissà quanto, ma comunque ne bevevo una tazzina ogni tanto, giusto per compagnia, e ora doverlo prendere amaro (o col dolcificante, che è pure peggio) mi fa passare la voglia del tutto. Il té invece continuo a berlo, sempre col latte, com’è giusto che sia, ma senza zucchero, e non è troppo malvagio. Un’altra cosa che mi manca è uno “sfizietto” dolce ogni tanto, ma su questo la dietologa mi ha detto che posso trasgredire una volta a settimana, ovviamente senza esagerare, quindi, semmai mi dovesse venir voglia, almeno so che ogni tanto posso concedermelo. Faccio la pipì spessissimo e la ritenzione idrica sta pian piano sciogliendosi, facendomi sgonfiare. In realtà la sensazione è proprio quella, di “sgonfiamento”, dalla pancia alle gambe, mi sento più leggera, ma non come peso, non so se sia spiegabile a parole questa sensazione…

Ora il passo successivo è quello dell’attività fisica regolare. Non posso fare molto, visto che le mie ginocchia non mi consentono attività troppo impattanti (come corsa o anche aerobica o spinning), ma è probabile che tra qualche settimana ricominci a fare acquagym in piscina, poco impatto e solitamente molto divertimento, anche se la piscina che frequentavo prima (e che rifrequenterò visto che è la più economica in giro) ha una sola vasca e un solo spogliatoio (ovviamente uno per sesso) e quindi la calca è sempre in agguato. Ma poi poveri sappiamo arrangiarci, no?

Per ora è tutto, a presto con le nuove mirabolanti avventure di Sally alle prese con il dimagrimento.

giovedì, ottobre 20, 2011

Sull’inutilità del ricevimento

Stamattina ho ricevuto la notizia che non ti aspetti e che non vuoi mai che ti arrivi: sono invitata ad un ricevimento di matrimonio a dicembre! A parte cosa diavolo mi metto per un ricevimento a dicembre, ma mi chiedo io, perché il ricevimento…

Non so se sia una tradizione diffusa in tutta Italia, ma dalle mie parti (in generale in tutti i matrimoni a cui ho partecipato in giro per l’Abruzzo), si fa il pranzo/cena del giorno del matrimonio e, precedentemente, quindici giorni, un mese prima, si fa il ricevimento, ovvero un pranzo/cena simile a quello del matrimonio ma leggermente più frugale, dove inviti i parenti stretti e tutti quelli che non inviteresti al matrimonio, ovvero colleghi di lavoro, vicini di casa, eccetera.

Ma che tradizione del cazzo è questa? Se non ti voglio invitare al matrimonio non ti invito, punto. Non è che devo fare un altro pranzo solo per non invitarti a quello “ufficiale”. Lo trovo un controsenso, uno spreco di soldi e un modo per “tenersi buone” persone che potrebbero rimanerci male a non essere invitate per niente. L’unico ricevimento, ma potrebbe essere un pranzo o cena qualunque senza utilizzare il termine formale, che condivido è quello di persone che abitano lontane dagli amici o dai parenti e scelgono di dividere le due cose per comodità, quindi una cosa uffuciale per chi può andare e un altro momento di festa per tutti gli altri. Penso infatti ai parenti teutonici del fidanzato-fidanzatissimo, che si sposano in Germania (o in Italia) e poi fanno un’altra festa con i parenti/amici dell’altra parte. Ma questo ha un senso. Quello che non ha un senso è farlo nello stesso posto, semplicemente per non sentirsi a disagio con persone che non inviteresti o perché “è tradizione” o “si fa così”.

Ovviamente questi ricevimenti, pur non essendo formalissimi come i matrimoni, necessitano comunque di un abito con giacca e cravatta per lui o qualcosa di decisamente elegante per lei, quindi dovrò anche comprarmi qualcosa di invernale che somigli ad un abito da cerimonia che poi non rimetterò praticamente più. Evviva gli sprechi. E poi il regalo. Mica puoi andare ad un ricevimento senza portare un regalo… Quindi vestito inutilizzabile ancora + regalo di matrimonio = a Natale i nostri di regali saranno disegnati.

Ah, se e quando mi sposerò non contemplerò affatto il ricevimento, quindi, semmai non foste invitati, sappiate che c’è la crisi e siamo poveri, quindi sorridete e rallegratevi per noi e pensate che non dovete farci manco un regalo.

mercoledì, ottobre 19, 2011

Il paese della tolleranza

Qualche tempo fa mio cugino mi chiese, semmai mi fosse capitato, di segnalare per la sua fidanzata croata, ma che vive in Italia da diversi anni, tutti i lavori che potessero fare al caso suo, del tipo barista, commessa, ovvero tutti quelli che aveva già svolto e che ora, a causa della crisi, sembravano più difficili da ritrovare. Ricordandomi di questa richiesta, circa un mesetto fa l’ho chiamato per dirgli che in una gelateria dove lavorava una mia amica era andata via una ragazza e quindi cercavano nuovo personale. Lei è andata lì, ha lasciato il CV e aspettava che la chiamassero, ma poi non avendo avuto occasione di parlare né con la mia amica né con lei, non ne ho saputo più niente.

Qualche sera fa l’amica che lavora nella gelateria mi manda questo sms:

Mi ero dimenticata di dirti che non abbiamo potuto chiamare la tua amica perchè il titolare ha passato i guai con una straniera e non vuole assumerle più. Mi dispiace

Ma dico io, se avesse avuto problemi con le bionde, o con le grasse, avrebbe mica smesso di assumere altre bionde o altre grasse, no? Nessuno ha il coraggio di dirgli che i dipendenti si valutano in base alle prestazioni e alle potenzialità e non in base alla nazionalità? E se avesse “passato i guai” con una italiana? Avrebbe assunto tutte cinesi? O ucraine? E soprattutto è anche un codardo perchè non ha avuto il coraggio di chiamare la fidanzata di mio cugino e dirle per telefono che era straniera e quindi non la assumeva per paura di “guai” che lei gli poteva far passare, ma ha chiesto alla mia amica di passare attraverso me e via via fino a lei.

Ma la domanda più assurda che mi pongo è come possa una persona palesemente così intollerante a dire cose del genere senza che nessuno gli faccia notare che non è un ragionamento propriamente professionale. Io capisco che il lavoro è importante, ma non ci starei MAI in un posto in cui il datore di lavoro maschera la propria intolleranza con una tutela personale.

Non c’è giustificazione che tenga e spero di beccarlo prima o poi  per dirgliele in faccia queste cose. Peccato che i gelati non mi piacciano granché.

lunedì, ottobre 10, 2011

Cinema d’autore

Questo week end Sky, per il raggiungimento dei 5 milioni di abbonati, ha regalato a tutti i suoi clienti la visione gratuita dei canali cinema e prima fila. Bene, ho pensato, senza calcio per “colpa” delle nazionali, almeno mi guardo qualche film, visto che io cinema l’ho abolito da quasi un anno…

Ieri sera, in preda alla disperazione prt l’astinenza da calcio, ci mettiamo alla ricerca di un film da vedere e decidiamo di dare un’opportunità al cinema italiano, visto che, alle 21, trasmettevano Maschi contro Femmine e gli amici ne avevano parlato piuttosto bene, come “carino” e “divertente”. Un film leggero, immagino, da passarci una domenica sera, ma con qualche contenuto. Lo penso io…

Il film non solo è di una banalità terribile e una continua riproposizione di clichés (passatemi il termine plurale che l’ultima volta che ho parlato francese facevo la terza media) ma porta con sé delle assurdità a dir poco esilaranti, che io e il fidanzato-fidanzatissimo ci guardavamo ogni venti minuti chiedendoci come cavolo fosse possibile produrre un film tanto idiota. I punti essenziali dell’inutilità di questa pellicola sono (ci sono spoiler, chi non avesse vistoil film e volesse deliziarsi con questa commedia italiana brillante e nuova non legga):

  1. ho capito che non sei un colossal, che ci servono “i dindini” per fare un film, ma che una delle protagoniste (Carla Signoris) lavori in “Impresa Semplice”, inquadrando il logo almeno 15 volte e dicendo il nome costantemente in tutto il film mi sembra onestamente troppo…
  2. di solito, quando non si è sicuri del sesso del bambino i ginecologi lo dicono, non è che ti dicono che è sicuramente femmina e poi è maschio, credo che un minimo dubbio te lo mettano in conto, e tu che fai? Dipingi la stanza di rosa e compri tutto color cipria? E poi dal mio punto di vista deve finire la storia che le femmine ci hanno tutto rosa e i maschietti tutto blu: io avevo tutto azzurro da piccola, dalle lenzuola ai vestitini, perché mamma comprava le stesse cose a me e mia sorella (con sei anni di differenza, manco a dire due gemelle) solo di colore diverso. La mia vita non è certo peggiore delle ragazze cresciute a rosa antico e fuxia…
  3. Fabio De Luigi interpreta l’allenatore di volley in una squadra di serie A, ad un certo punto è entrato nello spogliatoio a fine partita dove le sue giocatrici si stavano vestendo dopo la doccia ed erano tutte ignude e per loro era una cosa normalissima: ma normalissima un corno! Non si è mai vista una cosa del genere! Non credo proprio che abitualmente gli allenatori vedano le giocatrici nude, credo che la professionalità metta dei limiti, no?
  4. sempre nel pezzo di De Luigi, la squadra ha una giocatrice decisamente scarsa, ma un conto è non essere talentuosissima come qualcuno, un conto è non sapere manco come rimandare la palla dall’altra parte, ma chi glielo fa un contratto di serie A ad una cubana che non potrebbe fare la riserva nemmeno in Under14? Decisamente poco, ma proprio poco credibile…
  5. ancora nella storia di De Luigi, ma qui vado più nel tecnico del volley; c’è un classico: ultimo punto, la giocatrice decisiva è in battuta, l’altra squadra riceve malissimo e non so come cavolo faccia l’opposta a schiacciare così bene, comunque la squadra di De Luigi riesce a riprendere la palla e la stessa giocatrice che era un battuta ora si trova in posto 3! Praticamente dal servizio va in prima linea, cosa decisamente fallosa nella pallavolo, se sei di seconda linea non puoi superare la linea dei tre metri. E poi, anche se fosse, ne parlano come di una schiacciatrice, e allora perchè va in posto 3, dove notoriamente giocano le centrali? Non ha le leve di una centrale e non ha proprio senso tatticamente, oltre ad essere un fallo che l’arbitro ti fischia…
  6. storia di Nicolas Vaporidis: lui ha un’amica lesbica e tutt’e due si innamorano della stessa ragazza che, confusa sessualmente, sta con entrambi. Dopo varie peripezie lei deve scegliere tra i due e OVVIAMENTE sceglie di essere etero. Figuriamoci se potevano fare un amore lesbo al cinema. D’altronde siamo abituati a cose del genere nella tv italiana
  7. ma la cosa più brutta e squallida di tutte è il teatrino che si crea tra gli amici di De Luigi (tra cui Claudio Bisio) che si incontrano ogni tanto per giocare a Risiko o altro e che fanno un discorso terribile sulla normalità del tradimento nel matrimonio, soprattutto se la tua donna è incinta o ha appena partorito. I problemi non si risolvono con il dialogo, la comprensione, la collaborazione, no, ma con una sana scopata, possibilmente una volta sola e con qualcuna che tua moglie non conosce affatto.

Dopo questa visione triste dell’amore e del rapporto di coppia, dopo i soliti cliché triti e ritriti (il ragazzo con la migliore amica lesbica o il contrario, il playboy che smette di esserlo perchè si innamora letteralmente della “ragazza della porta accanto”), dopo la crisi di mezza età di una donna che scopre suo marito a letto con una ventenne strafiga (e l’unica scusa che lui riesce a trovare è “toh, pensavo fossi tu”, patetico…) che, guarda caso, si accetta dopo che ritrova l’amore con il suo collega perso per lei da una vita, ma di cui, caso strano, lei non si era mai accorta né aveva capito che provava dei sentimenti per lei…

Basta, ho smesso di dare opportunità al cinema italiano, almeno a quello attuale. Almeno devo smetterla di credere a quello che dicono gli amici quando parlano di film.

domenica, ottobre 09, 2011

Lei ha prenotato?

E dopo la drammatica esperienza della Carta dei vini, continuano le mirabolanti avventure di Sally a zonzo per i bar e i ristoranti della provincia. Ieri sera mi hanno portata (essì, perché io manco sapevo esistesse ‘sto posto nella mia città) in una delle pizzerie più in voga in questo momento dalle mie parti, una semplice catena credo in franchising, niente di troppo chic o particolarmente ricercato, solo una pizzeria. Dunque, entro nel locale, come al solito (e per solito intendo sempre) io e il fidanzato-fidanzatissimo siamo i primi ad arrivare agli appuntamenti, si avvicina una signorina con un bloccone in mano che chiaramente si occupava solo dello smistamento dei clienti ai vari tavoli e ci fa: “Avete prenotato?” e noi diciamo il nome col quale avevamo riservato il posto e lei scorre il ditino sul foglio pieno di nomi e ci dice candidamente: “Sì, ecco, tavolo da 10. Siete in lista d’attesa, non c’è un tavolo da 10 disponibile, appena si libera vi chiamo, aspettate fuori?”. In LISTA D’ATTESA?! Cioè io prenoto per attendere che si liberi un tavolo? Ma sono le nove meno un quarto, chi diavolo va a cena alle sette per liberarmi un tavolo per le nove?! Deduco che non sarà una serata piacevole, ma decidiamo di aspettare dentro anche perché fuori imperversava un diluvio da antico testamento e dei nostri esimi compari di cena non c’era neanche l’ombra.

Inizia ad arrivare gente, la signorina fa attendere un po’ chiunque, ma sorridono tutti, come se fosse noto che la prenotazione ti mette in attesa, e mi sento l’unica cogliona (e decisamente fiera di essero, aggiungerei) che normalmente alla prenotazione di un tavolo pensa che ci sia un omino che controlla se effettivamente c’è posto, riserva il posto per te, ci mette il tuo nomino su un cartoncino ripiegato in due e tu quando vai lì hai la tua sedia sotto al sedere. Per farla breve arrivano tutti i degni compari, dopo dieci minuti in cui c’era talmente tanta ressa vicino alla porta che se svenivi restavi in piedi, la signorina col bloccone decide che il posto per noi c’era: un tavolo proprio dietro di noi che era libero già da quando eravamo arrivati io e il fidanzato-fidanzatissimo, ma che non ci aveva affatto indicato all'inizio. Prendiamo posto e già iniziano le prime difficoltà: il tavolo è di quelli altissimi con gli sgabelli da bancone del bar che non ti permettono di arrivare a terra coi piedi, quindi devi essere sicuro di posizionarti abbastanza vicino al tavolo, altrimenti non hai modo di avvicinarti se non rischiando di sbatterci i denti, sul tavolo. Dopo vari tentativi becco la posizione giusta. Evvai, penso, ora è tutta discesa.

Arrivano i menù e inizio (la mia dieta ieri prevedeva una margherita e una bibita 0,2) cercando la mia pizza: non c’è! Una pizzeria in cui nel menù non è indicata la margherita, credo di non averla mai vista… Allora vado verso la pagina delle bevande e cerco una 0,2 di coca: non c’è! Non sarà così grave, prenderò la bottiglia e la verserò nel mio bicchiere da acqua che più o meno ha quella capacità: niente, manco le bottiglie! Magari hanno le brocche… Manco quelle, c’è solo il bicchiere da 0,4, ma non mi ci vedo a bere metà bicchiere o a cercare di travasare il contenuto da un bicchiere all’altro, così ci rinuncio. Fortunatamente la pizza, anche se non indicata dal menù, c’era e almeno quella me la sono goduta. Gli altri prendono qualche birra, rigorosamente bicchieri alla spina perché di brocche e bottiglie manco a parlarne, e prendiamo qualche bottiglia d’acqua. Avevano solo quella da mezzo litro. Una tavolata da dieci persone ci fa cinque minuti con mezzo litro. A 1,50€ l’una.

C’è da dire che la pizza non era affatto male e il servizio era veloce, considerando la fame che mi è venuta a veder gli altri mangiare gli antipasti di bruschette e fritti mentre io sorseggiavo la mia acqua liscia, ma arriva il momento del conto. 23€ a testa. Per una pizza e l’acqua minerale.

Sabato prossimo o andiamo dal pizzettaro sotto casa o è la volta buona che imparo a farla io, la pizza.

venerdì, ottobre 07, 2011

Diario di una diversamente magra – 1ª puntata

Finalmente, arrivata a 30 anni, ho tirato fuori uno dei miei tabù maggiori: il peso. Ieri pomeriggio, dopo una lunga riflessione, sono andata dal dietologo, sicuramente per dimagrire, ma anche perché ho un’alimentazione sbagliata, fatta di due pasti al giorno (pranzo e cena) e nessuna idea su come dosare, pesare il cibo o su cosa sia meglio mangiare…

Fino a ieri credo che nessuno (e nemmeno io) sapesse il mio peso da quando ho smesso di giocare a pallavolo, dove ci pesavano una volta l’anno, quindi praticamente dai miei 18 anni, esattamente 12 anni fa. Ieri invece sia il dietologo che il fidanzato-fidanzatissimo (e anche io) hanno scoperto che sono arrivata al disastroso peso di 87,5kg, dovendone probabilmente pesare 70, chilo più, chilo meno. In realtà sono sempre stata grassa, ma non mi è mai interessato quello che pensava la gente di me, se la mia pancia o il doppio mento potessero farmi ridere dietro da qualcuno, ho sempre avuto amici, una bella vita sociale, ragazzi che mi facevano il filo e quindi ho sempre snobbato la questione perché col mio corpo ci stavo bene ma ora credo di aver raggiunto l’apice del mio peso e comincia a diventare complicato anche per  il mio povero ginocchio già malandato che, dopo lunghe camminate o giornate in piedi, fa fatica a recuperare. Oltretutto diventa sempre più difficile trovare, in Italia, vestiti a buon mercato senza sembrare mia nonna e non vado in Inghilterra così spesso negli ultimi tempi da potermi cambiare il guardaroba, visto che gli abiti dello scorso anno m vanno già un po’ stretti.

A questo punto, visto che il mio impegno in tal senso è assolutamente serio, vorrei creare anche qui sul blog una specie di diario a puntate, un po’ per motivarmi ancora di più e un po’ per avere nero su bianco gli eventuali risultati che ci saranno, per rendermi conto della strada che ho percorso e di quanto ancora mi manca per raggiungere il mio risultato provvisorio. Alla fine quei quattro lettori che ogni tanto capitano per sbaglio da queste parti potranno skippare la noia del mio resoconto semplicemente leggendo il titolo e ci togliamo il pensiero.

Ho iniziato la dieta questa mattina, sforzandomi di fare colazione e quasi costringendomi a fare lo spuntino di metà mattina, una mela che sembrava non finire mai! Col pranzo ho fatto un po’ di fatica nella preparazione della zuppa di lenticche e a cena mi aspetta il pesce che so cucinare a mala pena, ma credo sia anche un modo per iniziare a preparare qualcosa di diverso e per migliorare (pffff…)le mie arti (pppffffffffffff…..) culinarie (e senza avvelenare il fidanzato-fidanzatissimo).

Non so dove mi porterà questa decisione, magari non servirà a nulla, oppure potrei non avere la forza di volontà per rinunciare per i prossimi mesi o forse anni al cheeseburger o alle patatine, ma vorrei, per una volta, provare a portare a termine qualcosa di utile per la mia vita, e può darsi che possa davvero cominciare a vedermi diversa ed essere, quindi questo,  l’inizio di un nuovo rapporto con me stessa.

lunedì, ottobre 03, 2011

Ancora piccoli cambiamenti

Stamattina, col mio fidato Mobisle Note, ho buttato giù una “to-do list” di almeno 15 elementi da portare a termine entro fine giornata, ma ho trovato il tempo di installare il nuovo template che ho trovato ieri pomeriggio durante la noia della Serie A, che *potrebbe* restare su almeno per un po’, visto che negli ultimi mesi ne avrò cambiati tipo cinque, e non mi metto in mente di crearne uno da me, anche perché non ne sono capace e dovrei star lì a studiare, ora proprio non ho la testa per farlo.

Detto ciò, vado ad iniziare la spunta della mia lista, ma volevo vedere come figurava un post scritto col nuovo template :)

domenica, ottobre 02, 2011

Post a rete unificata

Aderisco all’iniziativa di Valigia Blu (anche se ne sono venuta a conoscnza tramite il blog di arcureo) di condividere lo stesso post rendendolo quindi a “rete unificata” e raggiungere così più persone possibili.

 

Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?

Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.


Cosa è la rettifica?

La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?

La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?

La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.


Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?

E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.


Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?

La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?

Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

 

QUI l'articolo completo

 

@valigia blu - riproduzione consigliata

 

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